«A volte mi soffermo sul potere comunicativo della musica. Si tratta di un pensiero semplice e profondo insieme, che nasce anche dalle sensazioni quotidiane. Per esempio, mi sorprende sempre il comportamento della gatta di casa, Mafalda, che fugge di fronte a qualsiasi rumore forte (voce, lavastoviglie, pentole), ma sonnecchia immobile pacifica sulla sedia al mio fianco, mentre studio il mio repertorio, suonando anche dei pezzi forsennati… Forse ha ragione Massimo D’Azeglio quando si domanda “Non sarà la musica una lingua perduta, della quale abbiamo dimenticato il senso, e serbato soltanto l’armonia?
Dopo qualche anno passato insieme, ho capito che non solo io sono d’ispirazione per la nostra gatta, ma anche lei lo è diventata per me. Ultimamente ho scritto un pezzo ironico e dinamico, intitolato “Mafardì” e ispirato a questa incredibile piccola creatura».